La terminologia non è un mero strumento a sostegno della
traduzione, ma ha subito una profonda evoluzione, trovando numerosi campi di
applicazione.
Oltre ai servizi linguistici, i terminologi lavorano nell’ambito
della redazione tecnica, dell’editoria, dell’informazione e documentazione,
della Ricerca & Sviluppo, della normalizzazione, nel settore giuridico e
dei brevetti, nella gestione delle conoscenze, nella consulenza e formazione,
nell’architettura dell’informazione dei siti web.
Per dirla con le parole di Flaubert, la terminologia è “presente
ovunque e ovunque invisibile".
Questo era il titolo della mia presentazione al #kittrad di Verona, workshop
ideato e organizzato dalla bravissima Jessica Mariani,
all'università di Verona lo scorso Febbraio.
Ho recentemente scoperto un bellissimo
post scritto da Debora Serrentino, nel suo blog Foodie Translator, dove si fa riferimento al mio intervento al workshop. Nel suo post Debora ha messo in evidenza la
parte del mio intervento dove mi chiedo perché nelle fatture dei
traduttori non venga mai inclusa la voce “ricerca terminologica".
La risposta
più ovvia è: perché è inclusa nel prezzo a parola. Come rilevavo nel mio intervento infatti,
quello che non è fatturato non esiste.
Quindi, aggiunge Debora “perché non
iniziamo a educare i clienti e le agenzie, perché non iniziamo a scrivere
preventivi e fatture che evidenzino non tanto e non solo la tariffa a parola,
quanto cos'è incluso in quella tariffa, voce per voce, puntando su quello che
nessuna macchina ci potrà mai portare via, sul nostro valore aggiunto in quanto
traduttori umani:
- ricerca terminologica;
- localizzazione e/o transcreazione;
- traduzione/localizzazione di numeri, pesi, misure e caratteri speciali;
- creazione di un glossario specifico per azienda/settore – correzione e revisione – ecc., ecc."
E voi, che ne pensate?
Intanto, se non l'avete già fatto, vi consiglio di leggere tutto il post di Debora: Da
traduttore a revisore? Una riflessione sulla traduzione automatica.
Buona lettura!
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