tratto da: Il Sole 24 Ore
Spesso rispecchiano in modo semplice ed efficace una loro peculiarità come nel caso di «Information silos» o «Sistem-on-a-chip»; altre volte nascono dalla fusione di più termini o concetti (E-book, Cyberwar e Micro web tv), ma non ci si deve sorprendere più di tanto se Avatar affonda le sue radici nella religione induista e «Tragedy of the Commons» risale alla tradizione giuridica anglosassone. E forse non tutti si rendono conto che quell'irrinunciabile voglia di consultare la posta elettronica, partecipare ai social network, navigare sul web sempre e in ogni occasione può nascondere un disturbo nervoso dal nome quasi impronunciabile: Discomgoogolation, ovvero sindrome da astinenza da internet, che si contrappone ad «always on», la possibilità di essere sempre connessi al web.
Invece sono tutti ancora da scoprire l'accoglienza e l'impatto che avrà il futuribile attuatore a impulsi neurali, (Neural impulse actuator), la nuova frontiera del "dialogo" tra uomo e computer. Il termine è fresco di conio e per poter acquistare negli Usa il dispositivo si dovranno attendere ancora pochi mesi.
Il mondo delle nuove tecnologie è una fitta rete di neologismi e acronimi. Le parole nascono, balzano all'onore delle cronache, molte volte ingenerando grandi aspettative, e in un arco di tempo che si può misurare in un paio d'anni nei casi più fortunati (in media impiegano tra i cinque e i dieci anni) entrano in tutte le case e aziende, lentamente ma sempre più inesorabilmente fanno parte della nostra quotidianità. Altre parole restano invece in stand-by, in attesa che i tempi diventino maturi; altre ancora precipitano addirittura nel limbo del dimenticatoio, perché le tecnologie sono troppo evolute o troppo costose. È stato il caso degli E-book, il cui primo progetto vide la luce addirittura nel lontano 1971, o del «paperless office», l'ufficio senza carta, di cui si iniziò a parlare concretamente nella seconda metà degli anni Ottanta, con l'avvento delle prime reti locali nelle aziende. Le reti sono diventate pervasive, eppure è aumentata in maniera esponenziale anche la quantità di carta sulle scrivanie, allontanandoci così dalle promesse e dagli obiettivi del «paperless office».
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